Victor Gabriel Gilbert – Al mercato
.
Tu puoi anche non aspettarti più niente da nessuno,
ma il tuo cuore si aspetta sempre qualcosa da te.
– Massimo Bisotti –
Victor Gabriel Gilbert – Serata danzante
NULLA ERA MIO
Pablo Neruda
Prima d’amarti, amore, nulla era mio:
vacillai per le strade e per le cose;
nulla contava né aveva nome:
il mondo era nell’aria che attendeva.
Io conobbi cinerei saloni,
gallerie abitate dalla luna,
hangars crudeli che si
accomiatavano,
domande che insistevano sull’arena.
Tutto era vuoto, morto e muto,
caduto, abbandonato e decaduto,
tutto era inalienabilmente estraneo,
tutto era degli altri e di nessuno,
finché la tua bellezza e povertà
empirono l’autunno di regali.
La mia preghiera è stata ascoltata.
Victor Gabriel Gilbert – La fioraia
a tutti da Orso Tony
.
.
.
Danielle Darrieux
In verità il titolo esatto è solo
SIGNORINELLA
ma è universalmente conosciuta come
SIGNORINELLA PALLIDA
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
Il testo della canzone è poesia pura,
poesia vera, del grande poeta e paroliere Libero Bovio.
Avremo modo di leggerne il testo più giù.
LA POESIA DELLA CANZONE
E’ una canzone davvero struggente che colpì, appena uscì
tantissimi cuori e da allora non ha mai smesso di colpire
soprattutto quelli di coloro che sono lontani dalla terra d’origine.
Personalmente non riesco a non commuovermi
ogni volta che l’ascolto.
LA STORIA DELLA CANZONE
Si racconta che la musica fu scritta in una nottata
e musicata da un Valente arrabbiatissimo
perché aveva perduto molto giocando a carte.
L’ATMOSFERA DELL’EPOCA
Vediamo, prima di passare alla canzone,
qualche immagine che ci riporta all’atmosfera del 1931.
Il mitico Tazio Nuvolari il 2 agosto del 1931 prima della partenza della gara
In un primo momento i discografici l’avevano bocciata
perché per loro era “un romanzo… e non una canzone“
ma mai smentita fu più clamorosa…
e dal suo successo nacque anche un film.
Ma veniamo alla canzone e, per meglio gustarla,
leggiamo prima il testo.
SIGNORINELLA
Libero Bovio – Nicola Valente (1931)
Signorinella pallida,
dolce dirimpettaia del quinto piano,
non v’è una notte ch’io non sogni Napoli,
e son vent’anni che ne sto’ lontano!
Al mio paese nevica,
e il campanile della chiesa è bianco,
tutta la legna è diventata cenere,
io ho sempre freddo e sono triste e stanco!
Lenta e lontana,
mentre ti penso suona la campana
della piccola chiesa del Gesù
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu, dove sei tu?
Bei tempi di baldoria,
dolce felicità fatta di niente:
Brindisi coi bicchieri colmi d’acqua
al nostro amore povero e innocente.
Negli occhi tuoi passavano
una speranza, un sogno, una carezza ….
avevi un nome che non si dimentica,
un nome lungo e breve: giovinezza!
Amore mio!
Non ti ricordi che, nel dirmi addio,
mi mettesti all’occhiello una pansè
e mi dicesti, con la voce tremula:
“Non ti scordar di me!”
E gli anni e i giorni passano,
uguali e grigi, con monotonia,
le nostre foglie più non rinverdiscono,
signorinella, che malinconia!
Tu innamorata e pallida
più non ricami innanzi al tuo telaio,
io qui son diventato il buon don Cesare,
porto il mantello a ruota e fo’ il notaio.
Il mio piccino,
sfogliando un vecchio libro di latino,
ha trovato, indovina, una pansè ….
perché negli occhi mi spuntò una lacrima?
Chissà, chissà perché!
Lenta e lontana,
mentre ti penso, suona la campana
della piccola chiesa del Gesù ….
e nevica, vedessi come nevica ….
ma tu …. dove sei tu?
IL VIDEO DELLA CANZONE
e poi ascoltiamola in questo video in cui è
interpretata da Achille Togliani
noto cantante degli anni 50 e 60.
CIAO DA TONY KOSPAN
Un profondo ed originale pensiero filosofico
sui concetti di bene e male
IL BENE E IL MALE
~ Massimo Cacciari ~
Dice Platone – e qui la sua risposta diventa canonica -: “del male, e quindi del nostro far male, il Dio non può essere ritenuto causa.
Dio è bene, Dio è immutabile, è semplice, è veritiero, ed è causa di tutti i beni. ‘Theòs anàitios’, Dio è innocente”.
Tutta la riflessione teologica successiva si fonda su questo presupposto platonico: Dio deve essere ritenuto innocente dei mali del mondo, del nostro far male; e quindi è per nostra scelta, è per nostra libertà che noi facciamo male.
Noi non siamo determinati dal Divino ad agire male; le nostre imperfezioni le nostre miserie sono frutto e prodotto della nostra libertà.
Dio è innocente, è l’uomo che è causa del male, è l’uomo – secondo il grande mito che Platone narra nella Repubblica – che si sceglie il proprio ‘dàimon’, il proprio carattere, il proprio demone.
Ma non solo nel momento della scelta nella cultura classica greca l’uomo è libero, non solo nel momento supremo – come lo chiama Platone -: il momento supremo in cui io scelgo il mio carattere, il mio ‘dàimon’.
Io sono in qualche modo libero anche durante la mia vita, e la mia libertà, però, coincide nel corso della mia vita con il conoscere; cioè io sono libero nel corso della mia vita di accumulare tutte le conoscenze necessarie perché poi nel momento supremo della decisione io possa essere consapevole del destino che scelgo.
Questo è un tema caratteristico della cultura greca, è la sua dominante – come dire – intellettualistica: la libertà dell’uomo si esplica essenzialmente nella sua volontà di conoscere.
Soltanto qui sta la mia – come dire – possibile salvezza: io posso conoscere il destino, posso conoscere ciò che mi destina.
Solo la conoscenza può salvarmi dal seguire – un’immagine che ricorre in tutta la cultura ellenistica, e anche nella cultura latina, non solo greca – il carro del destino in ceppi come uno schiavo oppresso.
Ciò che sta a me non ha nulla a che vedere con la possibilità di sfuggire il destino; ma ciò che sta a me è essenzialmente la possibilità di conoscere il destino, e dunque di seguirlo volentieri, non come gli schiavi seguono il carro dei vincitori, in catene.
Se la mia libertà consiste nel farmi una ragione dell’unica ragione, dell’unico ‘lògos’ che pervade tutto il cosmo?
Quando io mi son fatto questa ragione che cosa succede del male?
Il male non consiste più, perché tutto è ragione e male e bene non diventano altro che due punti di vista soggettivi: il male non diventa nient’altro che ciò che fa male a me, ma che non riguarda affatto la ragione del tutto; il bene diventa soltanto ciò che fa bene a me, ciò che mi aiuta a vivere, ciò che aiuta il mio benessere, ma non riguarda la ragione del tutto in cui il male e il bene cessano di avere alcun significato, perché ciò che ha significato è nient’altro che il necessario, il ‘lògos’ onnipervadente; male e bene hanno una consistenza veramente soggettiva.
In fondo, se noi rimanessimo fissi a valutazioni di male e di bene, non faremmo altro che dimostrare la nostra mancanza di sapere, perché colui che sa non sa né di male né di bene: sa il necessario.
Il bene ed il male quindi, secondo la tesi del filosofo veneziano,
non esisterebbero quali realtà a sé stanti
ma solo nella misura in cui sono percepiti da ciascuno.
Cosa ne pensate?
Tony Kospan
.
.
.
Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.
LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA”
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA
Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.
L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.
Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.
Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.
Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.
Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.
Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.
Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .
Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.
Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.
Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.
Tony Kospan
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
Non conoscevo questo pittore ma i suoi dipinti mi hanno colpito molto
e, da quel che vedo nel web, sono in buona compagnia.
In questo post oltre ad ammirarne alcuni potremo leggere
una breve biografia (che non m’è stato facile reperire)
e 2 meravigliosi video d’arte…
dedicati alle sue opere (e non solo) associati a bella musica.
DANIEL GONZALEZ POBLETE
ARTE ED EMOZIONI
Le sue opere mi hanno colpito per la loro bella e profonda intensità
e per l’esaltazione di una reale umanità.
I soggetti sono dipinti con amore e partecipazione
ma anche con una pennellata elegante e raffinata.
Daniel González Poblete (Ciudad Real, 1944)
ha iniziato a dipingere… come copista al Museo del Prado
Ma aveva iniziato a disegnare dappertutto fin da quando aveva 8 anni…
Può essere definito un pittore realista ed i suoi temi principali sono
le persone semplici e le nature morte.
Ha partecipato a numerose mostre,
ed in una intervista ha affermato che ama dipingere la realtà
ma come egli la sente… e la vede…
e di essere vicino come idea di pittura ad alcuni pittori arabi.
Inoltre egli ama approfondire la cura dei dettagli
ed in particolare quelli delle mani.
Consiglio di cuore a tutti… di veder questo primo video…
In quest’altro poi possiamo vedere le opere,
spesso associate alle sue
per una evidente vicinanza di stile,
di un altro grande pittore (iraniano)
Iman Maleki
di cui vi ho parlato tempo fa.
Iman Maleki
Buona visione… se vi fa piacere…
Orso Tony
PER LE NOVITA’ DEL BLOG
.
.
.
.
L’ amore è sempre nuovo.
Non importa che amiamo una, due, dieci volte nella vita:
ci troviamo sempre davanti a una situazione che non conosciamo.
– Paolo Coelho –
Thomas Edwin Mostyn – Gioielli (Part.)
AMAI
~ Umberto Saba ~
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Thomas Edwin Mostyn
Thomas Edwin Mostyn – Flora
Grande cantante dalla forte personalità e dalla grande sincerità…
ha sofferto molto, ad un certo punto della sua bellissima carriera,
per una lunga, assurda e vergognosa campagna di calunnie
nata negli ambienti del suo stesso mondo musicale.
Bagnara Calabra 20.9.1947 – Cardano al Campo 12.5.1995
Nella sua non lunga, ma prestigiosissima, carriera
italiana, ma anche europea,
Mia Martini ha avuto grandi sostenitori in campo musicale
come Califano, Aznavour, Cocciante, Gianni Bella, Bruno Lauzi,
Renato Zero, Enzo Gragnaniello, Roberto Murolo etc….
ma anche acerrimi “amici” che, con ingiustificabili azioni,
hanno sparso su di lei assurde voci rovinandole la vita.
A lungo andare, quella che viene unanimemente considerata
uno dei miti della musica leggera italiana,
restò del tutto isolata e dimenticata.
La cosa le causò enormi indicibili sofferenze
che la portarono ad una prematura fine.
Mi fa piacere ricordarla con alcuni suoi grandi successi
senza però dimenticare l’inqualificabile comportamento
di alcuni noti personaggi di cui non rivelo il nome
per carità di patria.
ALCUNE SUE MITICHE CANZONI
La prima canzone La nevicata del 56
è di Franco Califano
ed è stata un suo grande successo.
Questa canzone, per la bellezza del testo
e per l’aria dolce e rarefatta che essa fa respirare,
vinse il Premio della Critica
al Festival di Sanremo del 1990.
La seconda è Minuetto, anch’essa di Califano,
(scritta forse proprio per lei ed ispirata da lei)
possiamo ora ascoltarla nel video leggendone anche il testo.
Minuetto è stato il 45 giri di Mia più venduto.
La terza è la mitica Almeno tu nell’universo
scritta da Bruno Lauzi e portata al successo da Mia nel 1989.
Con questa canzone Mia ritornò in auge dopo un periodo buio.
La quarta è infine Cu’mme,
dolcissima canzone napoletana scritta nel 1992
da Enzo Gragnaniello, ma portata al successo
da Roberto Murolo e Mia Martini.
Murolo e Mia
Scusa Mia l’enorme dolore che ti è stato causato
dall’ignobile comportamento di alcuni tuoi “amici”
Orso Tony
Dante Gabriel Rossetti è stato
l’ispiratore
ed il principale esponente dei
Preraffaelliti.
DANTE GABRIEL ROSSETTI ED I PRERAFFAELLITI
a cura di Tony Kospan
2 PAROLE SULLA CORRENTE ARTISTICA
La Confraternita dei Preraffaelliti
è stata una corrente artistica inglese
nata nel settembre del 1848.
Suoi esponenti principali furono
Dante Gabriel Rossetti, William Hunt, Ford Madox Brown,
John Everett Millais, William Morris, Edward Burne-Jones
ed in seguito John William Waterhouse.
Proserpina – Rossetti (Jane Burden)
La nascita della corrente avvenne
in opposizione al dominante accademismo dell’epoca
e contro le rigidità del Vittorianesimo.
Il loro obiettivo era
il ritorno alla natura ed alla spontaneità,
che individuavano nell’arte italiana del ‘400,
e cioè… prima di Raffaello.
Da questo nacque il nome.
Rossetti – Collage di 3 dipinti con tema Dante e Paolo e Francesca
Erano artisti che amavano innanzitutto
la bellezza, l’armonia ed il sogno
ed avversavano l’avanzante modernizzazione
e l’industrializzazione capitalistica.
I loro temi erano soprattutto biblici,
shakespeariani, danteschi e medievali.
Dante Gabriel Rossetti – Autoritratto
BREVE BIOGRAFIA DI ROSSETTI
Chi, più di Dante Gabriel Rossetti
il cui cognome già evidenzia l’origine italiana della famiglia
(il padre era uno studioso di Dante emigrato in Inghilterra),
poteva sentire la vicinanza e l’importanza di queste tematiche?
Il saluto tra Dante e Beatrice – Rossetti
Non solo… anche il suo stesso nome, Dante,
gli fu dato dal padre in quanto grande
ammiratore e studioso dell’Alighieri.
Ed anche lui, fin da piccolo,
aveva mostrato grande interesse ed amore
per la poesia e l’arte del Medioevo Italiano.
Nel pergolato – Rossetti
I suoi primi dipinti ritraevano infatti per lo più
personaggi e storie dantesche.
Il suo amore per il mondo dantesco
non venne mai meno.
La visione di Fiammetta
Rossetti, uno dei massimi esponenti della corrente
ha ancor oggi, anche grazie al web,
nutritissime schiere di ammiratori
entusiasti ed innamorati delle sue opere.
Nell’ottobre del 1857 avvenne il suo incontro,
ad una rappresentazione teatrale,
con quella che divenne la sua modella preferita,
Jane Burden.
La bella mano
Dante rimase rapito dalla particolare bellezza
di questa giovane di famiglia di umili origini.
Rossetti sposato (e non solo)
allora la convinse a posare per lui
e la dipinse nel ritratto di Ginevra.
Rossetti – Il vestito blu – Jane Burden
Questo suo sottile fascino
fu esaltato soprattutto da Rossetti,
che la dipinse numerosissime volte
ma lo stesso fecero anche altri della corrente.
Tuttavia, oltre ad un intenso scambio epistolare,
non traspare nulla che possa far immaginare
che ci fosse qualcosa di più di un’amicizia.
Le opere artistiche, e poi anche letterarie, della corrente
non sempre furono ben viste dal mondo britannico
del tutto chiuso in austere visioni vittoriane,
per cui ebbero molte e diverse difficoltà.
Rossetti
Per questo, ma anche per una serie di suoi errori e
per esperienze sentimentali e familiari non fortunate
(la morte di un figlio appena nato e poi della moglie Elizabeth Siddal
prima sofferente e poi forse suicida a causa dei troppi tradimenti del marito)
la vita di Rossetti fu un continuo alternarsi di vicende non facili
e si concluse in povertà e solitudine e tra droghe ed alcool.
Rossetti – Beatrice Portinari – Elizabeth Siddal (la moglie)
Eppure il suo genio artistico,
benché costretto tra i complessi meandri ed i tortuosi corsi
della sua vita travagliata piena di luci ed ombre,
non venne mai meno
e ci ha donato opere davvero affascinanti.
– Fonti: vari siti web
– Rielaborazione ed impaginazione T.K. per il blog IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
– Copyright Tony Kospan
(Londra 12.5.1828 – Birchington 9.4.1882)
Bindi, pur facendo parte della schiera dei grandi cantautori liguri del secondo ‘900
che hanno lasciato una grande impronta nella storia della nostra musica leggera…,
(forse era il più preparato musicalmente) ebbe tuttavia una carriera molto diversa
per l’emarginazione che visse a causa della sua omosessualità.
Le canzoni di Bindi sono spesso vere poesie…
ed in ogni caso esse ci donano con stile e delicatezza
vere profonde emozioni.
Umberto Bindi
(Bogliasco 12 maggio 1932 – Roma 23 maggio 2002)
Spesso bistrattato in vita,
di recente è stato rivalutato alla grande
per la bellezza e l’eleganza dei testi e delle musiche.
Quella che ora leggeremo ed ascolteremo
possiamo definirla la sua canzone più bella
e risulta la più cliccata nel web.
Certamente indimenticabile m’appare
questo verso… che colpisce al cuore.
“Ovunque sei, se ascolterai
accanto a te mi troverai”
Leggiamo ora prima il testo di questa canzone
e poi possiamo ascoltarla…
IL NOSTRO CONCERTO…
~ Umberto Bindi~
Sull’eco del concerto
Che insieme ci trovò
Ripeterò ancor la strada
Che mi porta a te
Ovunque sei, se ascolterai
Accanto a te mi troverai
Vedrai lo sguardo
Che per me parlò
E la mia mano
Che la tua cercò
Ovunque sei, se ascolterai
Accanto a te mi rivedrai
E troverai un po’
di me
In un concerto dedicato a te
Ovunque sei, ovunque sei
Dove sarai mi troverai
Vicino a te
Ed ora è giunto il momento d’ascoltarla.
Ciao da Tony Kospan
.
.
.
..
.
|
Pierre Auguste Cot – Primavera (partic.)
..
Amare non vuol dire impossessarsi di un altro
per arricchire se stessi,
bensì donar se stessi ad un'altra persona
per arricchirla.
– Michel Quoist –
Pierre Auguste Cot – La tempesta
SOGNARE
Monica De Steinkuehl
Ho inseguito la luna
in un mare di stelle dorate
attratta dalla distanza inafferrabile,
sedotta dagli astri lucenti.
Sono annegata
nel cielo infinito del mio universo
sicura dell’esistenza
di un mondo senza limiti,
di una terra senza confini.
Ho ballato per deserti
immersa nella sabbia più dolce
avvolta da un caldo morbido,
riflessa su una spiaggia bionda.
Ho saltato le montagne
bagnata da una soffice neve
fino alla vetta più alta
dove giace la neve dura
che mi ha trafitta
con l’impassibile gelo.
Ho rincorso il sole
fino ad infuocarmi
per disperdere poi il mio ardore
nelle verdi pianure
di una valle senza fine.
Pierre Auguste Cot